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Pistorius il nostro Supereroe preferito

Scordatevi di un sacco di immondizia inutile scaricata sul caso Pistorius, il quattrocentista con metà gambe in fibra di carbonio. Ignorate le tirate buoniste di mestieranti ipocriti che si agitano infestando mediatiche tribune. Siate cinici e analitici. Ripensate ai supereroi della Marvel, quelli creati da Stan Lee, perchè già che ci siete potete ignorate pure Frank Miller.

Questi supereroi erano contorti, percorsi da livori, tormenti interiori, la loro forza emergeva librandosi da limiti, veri e propri impedimenti fisici. Molti supereroi di questa generazione erano handicappati. Diversamente abili, se proprio vogliamo inzupparci in neologismi tiepidi.

Il mio preferito era Devil, ovvero Matt Murdock, un guercio, ma la lista è infinita, quasi tutti i supereroi erano SUPERERRORI, della natura e della scienza. La Marvel sembrava puntare sistematicamente sull’energia liberata dal ribaltamento di una situazione potenzialmente debilitante che si catapulta verso la dimensione di potenza sovra – umana. Da un punto di disagio si salta la condizione umana media e si atterra altrove, tra divinità bizzarre e circensi. Ma tutto è sempre e comunque preferibile alla normalità. Pistorius non è “normale”, non vuole esserlo, quando afferma questa volontà mente. Chi di voi vorrebbe essere definito “normale” e relegato all’oblio di questa condizione? Chiunque corra quattrocento metri in quarantasei secondi cerca il mito, al di là della percentuale di carbonio presente nel suo corpo.

La favola per una volta funziona e mi affascina nel pragmatismo di una prestazione atletica estrema, al di là della marea di balle che si sono riversate puntualmente sul caso. L’atletica sembra non fare più notizia, i neri da decenni fanno performance che ci proiettano già nel futuribile, corrono dieci chilometri sul filo di ventisei minuti, ma faticano a impigliarsi in un immaginario collettivo proto razzista. E allora ci vuole qualcosa di ancora più esotico per catturare l’attenzione, per guadagnarsi la prima pagina dei giornali. Il carbonio può funzionare con la scusa del dibattito per ritardati mentali.

Può gareggiare un trapiantato d’arti con i normodotati?

Si apre il festival dell’idiozia, possiamo intervenire sui forum, oppure votare e alimentare i sondaggi.

Quando si corre il Giro della Morte ( se i quattrocento metri piani sono definiti così, un motivo ci sarà… ) le fibre muscolari si intossicano di acido lattico. Nella seconda fase della gara si gestisce l’inevitabile scoppiamento a seguito di una partenza sempre troppo veloce e velleitaria. Perché così si corrono i quattrocento metri piani, non si corrono “sul ritmo costante”. Si giocano sulla resistenza alla sofferenza. Il rettilineo finale è una via crucis anche per gli atleti evoluti.

È evidente che nell’ultimo rettilineo Pistorius rimbalza e gli altri affondano. Non vedo come l’acido lattico possa invadere le sue leve.

Ma oggi è lui il mio supereroe preferito.